Non ho saputo resistere al titolo: cosa c’è di meglio per rendere il concetto di maschere veneziane? Mistero e bellezza qui la fanno da padroni! La tradizione della “maschera” ha origini antichissime a Venezia, poiché i primi mascareri (artigiani che fabbricano le maschere veneziane) compaiono sin dal 1270.

“Buongiorno siora mascara!” Era il saluto a chi non era riconoscibile grazie al travestimento. Le maschere veneziane permettevano di annullare le classi sociali e divertirsi in incognito, liberandosi dalle incombenze della quotidianità.
Tipologie di maschere veneziane
Le tipologie storiche più celebri di maschere veneziane sono 4: la Baùta, la Gnaga, la Moretta e il Volto. Molte altre sono legate alla commedia dell’arte e al teatro di Goldoni (tra cui Arlecchino, Pantalone, Colombina).
La Baùta è la più tipica maschera del Carnevale di Venezia, ad oggi molto poco diffusa a causa della sua semplicità. Può essere o una maschera semplice, detta “Larva” (dal latino, spettro), oppure un intero travestimento, costituito dalla Larva, un tabarro e un cappello a tricorno. La forma della Larva è molto particolare: infatti la parte inferiore del labbro è deformata ed aperta sotto, in modo da poter mangiare e bere senza toglierla, conservando l’anonimato al 100%. Poteva essere usata sia da uomini che da donne, anche in periodi diversi dal Carnevale.


La Gnaga era una maschera a forma di gatta, con lineamenti marcatamente femminili. Veniva utilizzata spesso dagli uomini omosessuali: la legge non puniva le maschere e i loro comportamenti. Il travestimento durante il Carnevale di Venezia poteva essere completato anche da un gattino sotto braccio. Infatti “gnao” è il modo veneziano di dire “miao”.

La moretta invece era la cosiddetta “maschera muta”: una maschera ovale in velluto scuro da reggere sul volto tramite un bottone interno da tenere in bocca. Oggi è difficilissimo vederla, soprattutto perché le sue origini sono francesi e solo in seguito si diffuse a Venezia.
Il volto è la maschera ad oggi più diffusa. Copre interamente la faccia e si abbina a costumi altrettanto elaborati. Queste maschere veneziane possono essere decorate in tantissimi modi diversi, a seconda del tema del travestimento e dell’estro dell’artigiano.

Materiali e mascareri
Le prime maschere veneziane cominciarono ad apparire nel 1200 e assieme a loro nacque la categoria degli artigiani di maschere. I maschereri furono ufficialmente riconosciuti nel 1436. Oggi sono molto diffuse le imitazioni prodotte in fabbrica, ma credo che niente possa paragonarsi alla bellezza di una vera maschera artigianale.

I materiali principali sono la cartapesta (ad oggi la più diffusa tra gli artigiani), la garza, l’argilla e il gesso. Nel tempo si è sperimentato anche con pelle e cuoio e naturalmente ceramica. Resta inteso che la ceramica serve per maschere da appendere in casa, non per essere indossata: potrebbe essere disagevole.

Le decorazioni variano da artigiano ad artigiano, quel che è certo è che le maschere veneziane vengono riccamente decorate. La base può essere bianca oppure infogliata d’oro o argento, con effetti marmorei o invecchiati. Poi sopra vengono applicate piume, lustrini, ricami dipinti o applicati e disegni di ogni tipo.

Non è solo perché ho vissuto a Venezia: credo fortemente nella necessità di valorizzare il patrimonio artigianale e artistico di questa città. Salvaguardare gli artigiani e le maschere autentiche è compito di tutti noi, per preservare e tramandare questa arte meravigliosa che rende il Carnevale di Venezia tra i più unici del mondo.
2 comments
Adoro Venezia! Il Fondaco dei Tedeschi è fantastico ora che l’hanno ristrutturato. Peccato che ci sono andata a carnevale e c’era un bel po’ di foschia! La zona di Castello l’ho visitata lo scorso anno: fantastica!
Come non adorare Venezia! 🙂 Casteo è bellissimo in ogni stagione e in ogni sua parte. E’ proprio 100% Venezia!