50 sfumature di maschere veneziane!

50 sfumature di maschere veneziane!

Non ho saputo resistere al titolo: cosa c’è di meglio per rendere il concetto di maschere veneziane? Mistero e bellezza qui la fanno da padroni! La tradizione della “maschera” ha origini antichissime a Venezia, poiché i primi mascareri (artigiani che fabbricano le maschere veneziane) compaiono sin dal 1270.

50 sfumature di maschere veneziane!
Nella suggestiva location della Libreria Acqua Alta si fanno strani incontri.
“Buongiorno siora mascara!” Era il saluto a chi non era riconoscibile grazie al travestimento. Le maschere veneziane permettevano di annullare le classi sociali e divertirsi in incognito, liberandosi dalle incombenze della quotidianità.

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Tipologie di maschere veneziane

Le tipologie storiche più celebri di maschere veneziane sono 4: la Baùta, la Gnaga, la Moretta e il Volto. Molte altre sono legate alla commedia dell’arte e al teatro di Goldoni (tra cui Arlecchino, Pantalone, Colombina).

La Baùta è la più tipica maschera del Carnevale di Venezia, ad oggi molto poco diffusa a causa della sua semplicità. Può essere o una maschera semplice, detta “Larva” (dal latino, spettro), oppure un intero travestimento, costituito dalla Larva, un tabarro e un cappello a tricorno. La forma della Larva è molto particolare: infatti la parte inferiore del labbro è deformata ed aperta sotto, in modo da poter mangiare e bere senza toglierla, conservando l’anonimato al 100%. Poteva essere usata sia da uomini che da donne, anche in periodi diversi dal Carnevale.

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A destra un uomo indossa la Larva, abbinata ad un costume meno tradizionale.
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Un uomo indossa la Bauta tradizionale.

La Gnaga era una maschera a forma di gatta, con lineamenti marcatamente femminili. Veniva utilizzata spesso dagli uomini omosessuali: la legge non puniva le maschere e i loro comportamenti. Il travestimento durante il Carnevale di Venezia poteva essere completato anche da un gattino sotto braccio. Infatti “gnao” è il modo veneziano di dire “miao”.

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L’intero travestimento richiama il corpo femminile, anche i guanti con unghie lunghissime. Sotto può celarsi davvero chiunque.

La moretta invece era la cosiddetta “maschera muta”: una maschera ovale in velluto scuro da reggere sul volto tramite un bottone interno da tenere in bocca. Oggi è difficilissimo vederla, soprattutto perché le sue origini sono francesi e solo in seguito si diffuse a Venezia.

Il volto è la maschera ad oggi più diffusa. Copre interamente la faccia e si abbina a costumi altrettanto elaborati. Queste maschere veneziane possono essere decorate in tantissimi modi diversi, a seconda del tema del travestimento e dell’estro dell’artigiano.

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La maschera viene sempre abbinata ad un trucco pesantissimo, laddove si intravede una parte del corpo (come gli occhi).

Materiali e mascareri

Le prime maschere veneziane cominciarono ad apparire nel 1200 e assieme a loro nacque la categoria degli artigiani di maschere. I maschereri furono ufficialmente riconosciuti nel 1436. Oggi sono molto diffuse le imitazioni prodotte in fabbrica, ma credo che niente possa paragonarsi alla bellezza di una vera maschera artigianale.

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Angela del negozio Schegge mentre decora una maschera in cartapesta. Artigiana come da tradizione di famiglia, il negozio si trova a Castello 6185, Venezia.

I materiali principali sono la cartapesta (ad oggi la più diffusa tra gli artigiani), la garza, l’argilla e il gesso. Nel tempo si è sperimentato anche con pelle e cuoio e naturalmente ceramica. Resta inteso che la ceramica serve per maschere da appendere in casa, non per essere indossata: potrebbe essere disagevole.

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Piume e luccichii sono tipiche decorazioni

Le decorazioni variano da artigiano ad artigiano, quel che è certo è che le maschere veneziane vengono riccamente decorate. La base può essere bianca oppure infogliata d’oro o argento, con effetti marmorei o invecchiati. Poi sopra vengono applicate piume, lustrini, ricami dipinti o applicati e disegni di ogni tipo.

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Le maschere dell’atelier Casin dei Nobili sono contraddistinte da uno stile barocco unico. Si trovano a Dorsoduro 2766/b, Venezia.

Non è solo perché ho vissuto a Venezia: credo fortemente nella necessità di valorizzare il patrimonio artigianale e artistico di questa città. Salvaguardare gli artigiani e le maschere autentiche è compito di tutti noi, per preservare e tramandare questa arte meravigliosa che rende il Carnevale di Venezia tra i più unici del mondo.

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