Quando abitavo a Padova ero vicina al canale che costeggia il centro storico, davanti ad una casa ormai abbandonata. Le sue finestre erano tutte disegnate con motivi geometrici. Questo è stato il mio primo incontro con Joys, il nome d’arte Cristian Bovo, uno degli street artist padovani per eccellenza. Attivo dagli anni novanta, oggi è una vera star dei murales: oltre Padova sono presenti sue opere in tantissime città italiane, in Russia, a Teheran e persino in Cina! Fa parte del Collettivo EAD, con il quale ha di recente terminato il primo street art hotel d’Italia.

Partiamo proprio da qui: il tuo è uno stile molto particolare, com’è stato il suo sviluppo dai primi anni ad oggi?
La mia cifra stilistica si è sviluppata nel corso degli ultimi 20 anni, anche se originariamente è nata in Australia nel 1996 per dipingere sui treni, poiché la conformazione delle lettere si incastrava perfettamente sotto i finestrini dei vagoni. Con il tempo, il mio percorso è stato un evoluzione continua, a volte veloce a volte lenta, prima aggiungendo e poi togliendo. Tutto il mio lavoro fin dal giorno zero si basa sulle lettere e più precisamente le mie lettere: J O Y S.

Poi da qui la ricerca di personalizzazione mi ha fatto anche abbandonare (a volte) il concetto di lettera, concentrandomi solo sulla cifra stilistica e di come questa possa dialogare con architettura e territorio.
Come procedi nel processo creativo? Da che cosa parti prima di tutto e qual è l’ultima cosa che fai per completare il disegno?
Dipende molto da cosa devo fare ed anche questo è cambiato nel corso degli anni: oggi nei miei lavori ho bisogno di grande rigore e precisione affinché tutto torni Quando dipingo per strada mi basta uno schizzo, poi improvviso un po’, sempre seguendo le metriche delle mie forme. Per prima cosa faccio un veloce disegno a matita, mentre come ultima cosa una fotografia al lavoro completato! Nella creazione delle sculture o quando dipingo sui vetri invece il tutto è pianificato nel dettaglio.
Con cosa dipingi abitualmente?
Solitamente scrivo JOYS, ma ultimamente non è più fondamentale. Mi interessano le mie forme e poterle applicare come una texture su qualsiasi cosa.

Quali sono le tue ispirazioni quotidiane?
Mi fumo un paio di canne… Scherzi a parte cerco ispirazione su qualsiasi cosa, da quando mi alzo a quando vado a letto, immagino tutto fatto con le mie forme dai ponti alle case.
Parlando di ispirazioni, sei molto famoso per i progetti alle finestre: come hai iniziato?
Il progetto finestre nasce nel 1997, studiando come incastrare i miei disegni in contesti architettonici complicati. Poi è rimasto nel cassetto per un po’, ma negli ultimi 3 anni l’ho riscoperto e rilanciato con una maggiore consapevolezza. La mia idea è che c’è un Joys all’interno delle case: tramite le finestre o porte ne esce solo un pochino, poi sta nelle persone incuriosirsi.
Sei parte del Collettivo EAD, che riunisce i writer padovani che lavorano sul lettering: quando hai deciso di farne parte e perché?
Il gruppo è nato nel 1992, io son entrato a far parte del EAD nel 1993. L’ingresso avviene tramite invito di chi l’ha fondata e per me fu un onore entrarne. Tutt’ora insieme al mio nome spingo anche quello del gruppo.

Com’è l’esperienza con il collettivo? Ha fatto la differenza per la tua carriera?
Avere una bella cerchia di persone valide e brave per dipingere è stato importante. L’EAD racchiude sicuramente i migliori elementi di Padova e quindi è sicuramente una cosa che mi ha stimolato tantissimo.
Trovi che la street art sia un valido modo per rigenerare aree degradate e periferiche e renderle invece piacevoli da attraversare? Tu credi che i tuoi disegni possano lanciare un messaggio o cambiare le cose?
No! Credo che per rigenerare aree degradate serva un progetto politico e non artistico. La verità è che fare grandi pareti non è poi così costoso e le amministrazioni se ne son accorte: credono che con 4 soldi e due colori le zone di degrado possano migliorare. Nel mio specifico credo che i miei disegni come molti altri possano rendere il passaggio della gente un po’ più piacevole, magari anche emozionando lo spettatore.

