Situato a circa 30 km da Firenze, nelle colline del Valdarno, il Castello di Sammezzano è appartenuto a una delle più importanti famiglie fiorentine dell’800, i Panciatichi Ximenes d’Aragona.
Ti chiederai: perché è così esclusivo? Perché al suo interno troviamo i più importanti esempi di architettura orientalista in Italia. Fu completamente progettato dal suo proprietario Ferdinando, che non era mai stato né in Oriente, né in Spagna.

Ma la sua particolarità viene anche data dal fatto che dal 2016 il castello è di proprietà privata e non è visitabile. Solo una volta ogni 2/3 anni viene aperto attraverso un comitato che si preoccupa di salvaguardarlo, il Comitato Ferdinando Paciatichi Ximenes d’Aragona (o più semplicemente FPXA), formato principalmente da cittadini di Leccio, il paese che lo ospita, e da persone che una volta lavoravano lì. Perché sì, dagli anni ‘70 fino a buona parte degli anni ‘90, il castello è stato un bellissimo hotel di lusso!
Scopriamo insieme le meraviglie e la storia che questo castello nasconde!
La storia del Castello di Sammezzano
Il castello esisteva già da prima dell’acquisto del marchese Ferdinando, che lo ristrutturò a suo piacimento tra il 1843 e il 1889, impiegando la maggior parte della sua vita a fare questo. Ferdinando non era mai stato in Oriente, ma era profondamente affascinato dall’orientalismo tanto da studiarne affannosamente i tratti principali e iniziando a modificare la struttura del castello con la realizzazione di nuove sale: la Sala d’Ingresso nel 1853, il Corridoio delle Stalattiti nel 1862, la Sala da Ballo nel 1867 e alla Torre centrale nel 1889.

Ferdinando muore nel 1897 e il castello resta di proprietà dei Panciatichi fino alla morte della figlia nel 1919. Per oltre 40 anni passa da un proprietario all’altro, finché nel 1955 viene ceduta alla proprietà Sammezzano Srl. Nel 1970 viene adibito a ristorante e hotel di lusso, di cui alcuni degli arredi sono tuttora visibili all’interno del castello, creando una piacevole mistura tra Oriente e design anni ’70.

Gli interni
L’interno del Castello di Sammezzano non è visitabile, se non per qualche evento particolare i cui i biglietti volano via nemmeno fosse un concerto dei Coldplay. Io l’ho visitato grazie alle Giornate del FAI, Fondo Ambiente Italiano – di cui Architempore è socio e finanziatore – che per la prima volta ha aperto le porte di una delle residenze più eclettiche di Italia.

La guida, membro del Comitato FPXA, ci ha fatto fare una visita, veloce purtroppo, delle sale più importanti, permettendoci di fare un viaggio virtuale tra Cina, Arabia fino alla Spagna.

Ferdinando decorava ogni sala con frasi e motti in latino e italiano antico che contraddistinguevano il suo percorso di vita e la sua esperienza. La più importante è la scritta “Non plus ultra” che troviamo nella Sala d’ingresso a indicare come voleva collocare la sua opera, ovvero il massimo in assoluto oltre il quale è impossibile andare. E così è stato.

Durante il percorso ci siamo mossi non solo nello spazio, ma anche nel tempo, vedendo le varie sale in ordine di creazione, concludendo nella Sala degli amori, l’ultima creata, a pochi anni dalla morte di Ferdinando, dedicata agli amori più famosi della letteratura come Tristano e Isotta e Lancillotto e Ginevra.

Gli interni del castello sono affascinanti, i giochi di luce, materiali e colori sono netti. Ogni colore è saturo, ogni angolo delle sale è voluto esplicitamente, senza lasciare niente al caso. Lo studio dei movimenti del sole ha permesso, in alcune di stanze, di creare, con materiali come vetro e gesso, angoli perfetti per il passaggio dei raggi, che proiettano colori sul pavimento o esaltano dei punti invece di altri.

Ero emozionata al pensiero di vedere gli interni di un luogo che tanto desideravo visitare. Il Castello di Sammezzano è conosciuto anche all’estero, ma il fatto che non sia visitabile lo rende ancora più speciale e unico. Vero è che tale bellezza dovrebbe essere vista da chiunque e non solo da qualche fortunato.
Il parco di Sammezzano
Prima di visitare la residenza all’interno, ero già stata diverse volte nel parco ad ammirare la sua facciata, doppia, a indicare il sole e la luna. Infatti arrivando, dopo un percorso a piedi di circa mezz’ora in un bosco in salita, possiamo ammirare la prima facciata, imponente, in stile moresco, quella più conosciuta, con di fronte l’immenso parco. Dietro possiamo contemplare la seconda facciata, meno imponente, ma comunque importante.

Durante il bellissimo percorso a piedi, possiamo visitare anche la “sequoia gemella”, alta più di 50m con una circonferenza di 8m caratterizzata dal tronco diviso a metà. Fa parte degli alberi monumento di Italia ed è anche fra i 150 alberi di eccezionale valore ambientale e monumentale.

Oltre alle sequoie, nel percorso boscoso, possiamo ammirare specie arboree, come le quercie, i lecci (da cui prende il nome il paese), aceri, ginepri e tanti altri. Il Castello di Sammezzano ed il suo parco sono un esempio unico di notevole valore storico-architettonico ed ambientale, con un patrimonio botanico inestimabile formato non solo dalle specie arboree introdotte da Ferdinando, ma anche da quelle indigene.

Fun facts sul Castello di Sammezzano
A oggi purtroppo il castello ancora non ha un proprietario, il suo costo è molto elevato e già l’esperienza dell’hotel non è andata a buon fine. È stato sfondo di parecchi film e videoclip musicali, tra i più importanti ricordo Il fiore delle mille e una notte di Pier Paolo Pasolini nel 1974, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone nel 2015 e scenografia dei video musicali Vattene Amore di Mietta e Amedeo Minghi e Ora o mai più di Dolcenera.

Sul sito del Comitato FPXA è possibile vedere un tour virtuale del castello, ammetto però, con grande rammarico, che vederlo dal vivo fa un effetto completamente diverso, perché permette di immergersi nella spettacolarità di questo non plus ultra, realizzato dalla mente immaginaria e visionaria di una persona come Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona.