Biennale di Architettura 2018 a Venezia: cosa non perdersi!

Biennale di Architettura 2018 a Venezia: cosa non perdersi!

La Biennale di Architettura 2018 a Venezia la ritengo veramente meritevole di una visita e ricca di spunti. La 16esima Mostra Internazionale di Architettura si svolge dal 26 maggio al 25 novembre 2018 ai Giardini e all’Arsenale ed in vari luoghi di Venezia, come da tradizione: io ho visitato i Giardini e ho davvero apprezzato quello che ho visto. Forse complice il fatto che i curatori quest’anno sono in realtà curatrici, ed è la seconda volta nella storia che succede: si tratta delle Grafton Architects, Yvonne Farrell e Shelley McNamara.

Biennale di Architettura 2018 a Venezia: cosa non perdersi!
A sinistra Yvonne Farrell, a destra Shelley McNamara.

Scopri chi sono le Grafton Architects, nell’articolo dedicato!

Il tema della Biennale di Architettura 2018

La coppia di architette ha scelto come tema “freespace” (spazio libero) ed è un tema che è stato davvero ben recepito ed interpretato. Rappresenta la generosità e il senso di umanità che l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualità stessa dello spazio, che deve essere fruibile da tutti/e.

Cosa mi aspettavo da questa Biennale di Architettura 2018

Mi aspettavo riflessioni e soluzioni pratiche su spazi che non fossero solo pubblici, ma anzi privati, delimitati e delimitanti. Mi aspettavo riflessioni sulle città, sulle infrastrutture che si mettono a disposizione. Mi aspettavo anche molta critica rispetto al passato.

Mi aspettavo uno sguardo particolare sull’accessibilità per tutti coloro che non corrispondono al modello del Modolur di Le Corbusier, che è un po’ il modello su cui noi tutti basiamo l’architettura. Per chi non se ne intende così tanto: il modulor è una scala di proporzioni che viene utilizzata come riferimento per la progettazione, basata su una figura umana alta circa 170 cm, normopeso e priva di disabilità – ovviamente pensato a partire da un uomo europeo e caucasico. Mi aspettavo quindi anche una riflessione di come attualmente l’architettura abbia necessità di volgere altrove il suo sguardo.

Quali padiglioni consiglio di non perdersi assolutamente?

Date queste premesse ho identificato alcuni padiglioni che ho particolarmente apprezzato e che a mio avviso sono stati particolarmente coinvolgenti (non è una classifica).

Spagna

In Spagna una vera e propria rivoluzione. Pareti colme di studi e progetti, pavimento con i macro-concetto a guidare il visitatore e alcune sedie (bianche) per sedersi a leggere. Molto bello, anche se un po’ dispersivo: è impossibile leggere tutto!

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Ungheria

Qui ci si è fermati a riflettere su un luogo simbolo della capitale: il Ponte delle Catene. Un luogo pubblico, ma non fruibile ai cittadini, tranne che in 3 diversi avvenimenti storici nel 1990, nel 2004 e nel 2018. Poi, una scala che ci porta al di sopra del Padiglione.

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Austria

Il Padiglione dell’Austria mi piace sempre molto, complice l’architettura stessa del Padiglione. In questo caso è stato scelto di realizzare una struttura temporanea in legno, metallo e corda. Et voilà, il padiglione è diventato uno spazio pubblico e fruibile in modo diverso rispetto al solito.

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Romania

Si entra seguendo un percorso del gioco della campana e si viene avvolti da voci di bambini. Video e voci raccontano il coinvolgimento dei bambini nella progettazione di un quartiere urbano, mentre lo spazio fisico è occupato da un provvisorio parco giochi.

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Scandinavia

Il mio parere è che questo padiglione sia talmente bello che qualsiasi cosa diventa bella di riflesso. In questo caso hanno esaminato il rapporto simbiotico tra uomo e natura: una struttura a forma di cellula contiene aria e acqua, due elementi fondamentali, in un’esaltazione del legame che abbiamo con ciò che ci circonda.

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Gran Bretagna

Sento già questo padiglione o piace o non piace, in modo assoluto. Il padiglione è stato lasciato completamente vuoto, libero di essere attraversato ed interpretato a piacere. All’esterno una scala panoramica porta sopra al tetto, per ammirare il panorama e prendere il tè (alle 16.00).

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Non solo trovo geniale, quasi concettuale, l’idea di interpretare il concetto di “free-space” alla lettera, ma ho anche apprezzato la struttura esterna, l’unica tra tutte accessibile anche ai disabili.

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Padiglione Centrale

Naturalmente, come sempre, incapace di deludere. Un padiglione molto curato, ricco di spunti e progetti rivoluzionari. L’esposizione di un progetto su come rendere legale un villaggio abusivo in Cina, una retrospettiva su 4 progetti per Venezia mai realizzati, l’esposizione di modellini dello studio Zumthor,  uno spazio fluido di Odile Decq tra quello che ho apprezzato maggiormente.Biennale di Architettura 2018 a Venezia: cosa non perdersi!

La mia top 3 (se avete pochissimo tempo)

Serbia

A partire dal Claim “La scuola libera è spazio libero” me ne sono innamorata. Un allestimento che mi ha colpita nella sua semplicità. Qui, come tra i banchi di scuola, di analizzano alcuni concetti legati all’architettura come la “discarica”, “l’arte dei murales” o “il tetto della casa come spazio libero”: ogni parola o gruppo di parole riconduce ad un simbolo dell’architettura del vecchio regime ed è accompagnato da una storia o da un mito.

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Germania

Qui si analizza il simbolo dello spazio (non) libero per eccellenza: il Muro di Berlino. Tenuto in piedi per 28 anni, nel 2018 sono esattamente 28 anni dalla sua caduta e tavola per tavola si scoprono i modi in cui si è tentata una ricucitura di quegli spazi separati. Le tavole con il retro nero e le pareti coperte di specchi ripropongono il muro stesso e anche l’allestimento diventa da 10 e lode. Biennale di Architettura 2018 a Venezia: cosa non perdersi!

La chicca finale è uno spazio di documentari ed interviste a persone comuni, a proposito della loro vita in spazi che sono tutt’ora divisi come la Corea del Sud, Israele o la California.

Svizzera

Qui la riflessione è stata molto semplice: spazi a misura d’uomo. Perché quindi le case sono fatte con determinate misure? Una casa con pareti e porticine minuscole, ma anche una cucina a misura di giganti. Si esce confusi circa le misure reali, ma pieni di idee.

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