#ChiediamoloA Alessandra Meacci: un’architetto con l’apostrofo

#ChiediamoloA Alessandra Meacci: un'architetto con l'apostrofo

Hai presente quando incontri una persona, mentre sei in giro alle fiere in modalità #èperlavoro e inizi a chiacchierare e non guardi più l’orologio? Ecco, questo mi è successo qualche anno fa, quando ho incontrato Alessandra Meacci, un’architetto di Padova che presentava una sua collezione di complementi d’arredo. Negli anni abbiamo chiacchierato di tante cose e allora ho pensato che alcune potevano essere molto interessanti: dall’essere un’architetto con l’apostrofo, al realizzare quasi per caso un oggetto di design.

#ChiediamoloA Alessandra Meacci: un'architetto con l'apostrofo
©Gianluca Ardiani | Al Salone Satellite 2016 con Bolina che si intravede a destra e alle spalle Slices
Il Salone del Mobile è “IL” punto di riferimento per chi si occupa di questo settore ed il Satellite è il luogo più vivace dell’intera kermesse: ed è  proprio lì che ho conosciuto Alessandra Meacci. Raccontaci un po’ come è nata questa occasione di esporre lì per la prima volta!

E’ andata così: nel 2012 mio marito lavorava in una ditta che produceva macchine per il taglio laser della lamiera. Per fare i test venivano usati dei disegni casuali ed il materiale tagliato veniva buttato via. Un giorno mi disse che se volevo poteva utilizzare dei miei disegni: ho ideato allora degli elementi decorativi ed una lampada. Tramite un sistema di pieghe, trasformavano la sagoma piatta in un oggetto tridimensionale. Mesi dopo ho mandato le foto di questi prototipi per la selezione del Satellite 2013. Non mi sarei mai aspettata di venire selezionata: è stata una grandissima sorpresa e una soddisfazione enorme!

Qual è stato il tuo primo prodotto realizzato, dove lo hai realizzato e come è nata l’ispirazione?

I primi prodotti realizzati sono stati gli elementi decorativi  Falling Leaves  e la lampada Faglie. Mi ispirai all’origami giapponese per disegnare oggetti tridimensionali che prendessero vita tagliando e piegando un semplice foglio di lamiera. La mia idea era che fosse l’utente finale a plasmare l’oggetto, personalizzandolo e rendendolo unico.

Hai scelto un linguaggio molto poetico, ma come si è evoluta la tua collezione negli anni?

Negli anni ho imparato che disegnando un oggetto bisogna pensare alla trasportabilità ed al sistema di montaggio: bisogna valutare la versatilità e la sostenibilità. Penso che in questi anni sia maturata la mia consapevolezza del progettare. Disegno ancora oggetti legati alle trasparenze, alla ricerca dei chiaroscuri, che giocano con la luce creando delle trame vibranti. Lo faccio però non pensando più solamente all’estetica ed alla funzione, ma concentrandomi su molti più fattori.

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©Gianluca Ardiani | Salone Satellite 2015 Dharma
So che Slices si ispira al mare: è la tua “musa ispiratrice” più grande? Cosa ti ispira nel tuo processo creativo?

Quando ho iniziato ad immaginare il progetto di Slices ero affascinata dal realizzare un oggetto la cui immagine si componesse e scomponesse a seconda della posizione dell’osservatore. Se dovessi individuare una ispirazione comune ai miei prodotti, direi che è la mutevolezza. Amo la capacità di cambiare nel tempo, con la luce o a seconda del punto di vista; il tentativo di raccontare sempre una storia un po’ diversa a chi li osserva. E così è stato per il divisorio Bolina, le fioriere Gardeny e la libreria Dharma.

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©Gianluca Ardiani | La libreria Bolina con i suoi giochi di luci e in fondo Slices in stile jungle
Parallelamente so che lavori come architetta e interior designer: è arrivato prima questo o il tuo lavoro da product designer?

Dopo la laurea in Architettura ho seguito un corso in Progettazione degli Interni. Dopodichè ho cominciato a lavorare in studio occupandomi di progettazione architettonica. Lavorando anche come interior designer e scontrandomi con problematiche ricorrenti nell’arredamento, ho cominciato a sviluppare le mie idee su complementi d’arredo disegnati da me.

Cosa ti piace del lavoro di interior designer?

Mi piace creare delle atmosfere, raccontare delle storie. Per il progetto di interni parto sempre dall’idea che si vuole trasmettere in un determinato spazio, oppure dalla storia e dal carattere di chi vive in una casa. Mi piace ideare interni che emozionino, richiamando una sensazione o un ricordo.

Come utilizzi i social per il tuo lavoro? Ne fanno parte e qual è il tuo social preferito?

Con i social è amore-odio. Ho un sito web che ho realizzato personalmente e che gestisco io ed ho imparato che i social bisogna usarli, che piacciano o no. Ma ammetto che non sono brava in questo: Facebook ed Instagram li uso il minimo sindacale, sto recuperando Linkedin ed infine sto finalmente approdando anche su Google Plus.

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©Gianluca Ardiani
Il mondo femminile, che non dovrebbe essere poi tanto diverso da quello degli altri esseri umani, è spesso ghettizzato ed etichettato. Hai mai avuto la percezione di essere etichettata in qualche situazione? Raccontacelo 😉

Purtroppo come donna vivo in una società che ci maltratta in tanti modi diversi, dalle piccole cose agli episodi agghiaccianti che sentiamo al telegiornale. Ma niente, nemmeno una piccola cosa, è insignificante: ad esempio le parole che usiamo con leggerezza, magari per scherzare, contribuiscono a radicare una mentalità sbagliata che genera (e poi giustifica) comportamenti inaccettabili. I social, di cui prima parlavamo, amplificano l’ignoranza.

Io credo che sia necessario reagire davanti a qualsiasi mancanza di rispetto, per contribuire ad affermare una sensibilità corretta nei confronti di questo problema. Mentre nel settore del design e dell’interior non ho avuto nessun problema, nel mondo dei cantieri edili è tutta un’altra storia. La direzione lavori è vista come una attività prettamente maschile ed è molto più complicato per una donna imporre la necessaria autorità.

Poi, per il cliente che si raccomanda che il progetto di interni non sia “romantico” o per quello che sistematicamente chiede a te, che sei l’unica donna dello studio, se gli prepari un caffè, basta fare una faccia molto eloquente ed andare avanti col proprio lavoro. Naturalmente senza preparare alcun caffè.

A me questa intervista ha messo allegria, a te no? Alessandra Meacci riesce sempre a strapparmi un sorriso!

Che dici la segui anche tu sui suoi social? [@alemeacci]

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