C’è un luogo che non ti aspetti nel sottosuolo di Milano. Si chiama Albergo Diurno Venezia e si trova in zona Porta Venezia a Milano. Non è un albergo, ma uno splendido esempio dei gloriosi bagni pubblici (i Diurni) realizzati da Cleopatro Cobianchi nella prima metà del 1900. Ad oggi è un bene del FAI e luogo del cuore per molti milanesi: il loro restauro è subordinato al nostro sostegno economico e la possibilità di visitarli è limitata a poche date all’anno.
In fondo a questo post trovi le date aggiornate e gli orari per cui l’Albergo Diurno Venezia è aperto al pubblico e ai soci FAI per una visita. Se vuoi scoprire com’è guarda il video qui sopra!
Simbolo di modernità ed efficienza
L’Albergo Diurno Venezia ha aperto al pubblico il 9 Gennaio 1926. Cleopatro Cobianchi copiò l’idea dei Diurni dagli efficienti bagni inglesi che aveva visto in visita a Londra: bagni moderni, dotati di apparecchiature tecnologiche e realizzati nello stile più d’avanguardia per l’epoca, ossia in stile Art Dèco. Un luogo quindi dotato di ogni comfort e spazi di lusso, perfetto per soddisfare le esigenze di chi viveva (senza bagno) nel nuovo quartiere residenziale sorto attorno a Porta Venezia e per chi arrivava dalla vicina Stazione dei treni di Piazza Repubblica.

Anche il fatto che sia ipogeo, ovvero costruito nel sottosuolo, è simbolo della sua ostentata modernità. Siamo in pieno periodo fascista in Italia, un periodo pieno di esaltazione verso le capacità costruttive dell’essere umano e dove lo spazio viene colonizzato nella sua interezza: verso il cielo e anche sotto terra. Ad oggi infatti la presenza dei Bagni è visibile all’esterno solo grazie a una pensilina, dalle due colonne dei camini e dal recente ripristino di alcuni lucernari.

Poiché era simbolo di modernità ed efficienza l’interior design (quando ancora si chiamava decorazione degli interni) venne affidato a Piero Portaluppi. L’attribuzione di questa opera a Portaluppi è del 2014, ma certa. Si tratta di uno dei più controversi ed estrosi architetti di inizio 1900 e l’Albergo Diurno Venezia rappresenta sicuramente un tassello importante per l’architettura italiana.
La struttura
La struttura, realizzata dall’architetto Marcello Troiani, era articolata in tre parti principali che rispondevano alle diverse attività richieste dai frequentatori del Diurno: l’atrio, il salone e le terme. Ad oggi si accede proprio sull’atrio dalla scala di accesso alla metropolitana, modifica che risale al 1960.
L’atrio
Il Diurno era concepito come un centro polifunzionale, molto moderno: biglietteria per treni e omnibus con agenzia viaggi, casella postale, deposito bagagli e biciclette, la cassa, uno sportello bancario e una buvette (il moderno “snack bar”).

Il Salone
Qualche gradino dopo si entra nel Salone, l’ambiente più vasto dell’Albergo Diurno Venezia. Ospitava un parrucchiere per signora, un barbiere, servizi per manicure e pedicure, una lavanderia con servizio giornaliero e vari servizi per la cura del corpo. Al centro, ad oggi scomparsi, vi erano divanetti per le attese e macchine da scrivere con dattilografe, in caso di necessità.

Tutto questo con un occhio di riguardo per il design degli interni: l’intera struttura era dotata di impianto radiodiffusione, le sedie originali erano di Thonet, le vetrinette in noce scuro e il pavimento è una palladiana del 1930 con disegno di Portaluppi, che sostituisce l’iniziale Linoleum.

Le Terme
Oltre il salone vi è il reparto delle terme. All’ingresso di questo spazio vi è una targa, con mosaico sempre di Portaluppi: dopodiché si accede all’area dei bagni pubblici veri e propri, suddivisa in due zone.

La prima zona è di gabinetti singoli, in totale 10, che portano davanti a una fontana e alla biforcazione del corridoio centrale. La statua, sotto alla scritta “Terme”, è in bronzo e rappresenta la dea della salute Igea. Attorno ai suoi piedi un serpente, simbolo della farmaceutica e del benessere corporeo.

In questo spazio i materiali cambiano, per adattarsi alla funzione. Le porte sono in larice dipinto, il pavimento è in grès e le piastrelle del rivestimento sono in vetro della ditta Monti di Milano, posate con tecnica Civer allo scopo di evitare fughe e di garantire igiene. I corridoi sono due, ovviamente divisi per sesso: per distinguerli cambiano i decori. In ognuna delle 42 stanze da bagno era presente una stufetta per riscaldare l’ambiente e di uno sgabello per riporre i vestiti.


L’abbandono e il restauro
I Diurni hanno visto il declino con l’avanzare dell’offerta di bagni privati nelle case, ma l’Albergo Diurno Venezia ha una storia diversa. Se gli altri sono stati modificati nella loro struttura, per adattarsi a nuove funzioni (come il Diurno Cobianchi in Piazza Duomo), questo luogo è rimasto intatto. L’abbandono e il degrado dato dall’umidità ne hanno letteralmente preso il possesso, è questa è stata forse la sua più grande fortuna. Ad oggi, grazie al lavoro del FAI, è in previsione l’inizio di un parziale restauro e di un progetto di riuso.

Informazioni pratiche per chi visita l’Albergo Diurno Venezia a Milano
Sopravvivere in una zona così umida è difficile: se visiti il Diurno abbi cura di vestirti molto e di sostare al massimo mezz’ora/un’ora.
Le prossime aperture straordinarie, prenotabili attraverso il sito del FAI, sono previste:
al momento l’Albergo Diurno Venezia è in restauro
Piazza Oberdam, ingresso dall’accesso alla metropolitana Porta Venezia M2